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L'Organo di Salve (Lecce) 

Sulla pensile cantoria della splendida parrocchiale in stile "barocco leccese" di Salve, si conserva un organo che, come si legge dall'iscrizione incisa sullo stagno della canna centrale, fu costruito nel 1628 da " Giovane Batista/ Olgiati di Como/ con Tomaso Mauro di Muro ".

L'organo di Salve è certo il più antico tra quelli funzionanti in Puglia, grazie al restauro operato nel 1978 sotto la consulenza tecnico-artistica del Maestro Luigi Celeghin del Conservatorio "S. Cecilia" di Roma.

In effetti il più antico organo pugliese sopravvissuto, ma inefficiente e bisognoso di restauri, si trova nella cattedrale gotica di Santa Caterina a Galatìna (Lecce) ed è datato 1558.

Ciò non sminuisce tuttavia l'importanza dell'organo di Salve grazie alla "singolare compresenza di scuole organarie" [2] che esso rappresenta, come spiega la studiosa casaranese Elsa Martinelli in un breve ma significativo saggio apparso su un opuscolo locale a periodicità annuale.

Nell'organo 'Olgiati-Mauro' (questo è ormai il suo nome ufficiale) si trovano infatti a confrontarsi ed a fondersi insieme la scuola organaria lombarda (ed in particolare antegnatiana) grazie all'opera del comasco Giovan Battista Olgiati [3], e quella salentina, rappresentata da Tommaso Mauro da Muro Leccese, ove probabilmente il primo si occupò prevalentemente della parte più specificatamante musicale (le canne) ed il secondo della parte strutturale, la cassa, la tastiera, la pedaliera, i mantici, i registri, ecc., insomma tutto quello che concerneva il lavoro di falegnameria [4].

         (Foto: Serafino)

Difficile seguire le orme di questo singolare personaggio che è l'Olgiati (a lui è dedicata una via a Sagnino), infatti le notizie sulla sua vita sono piuttosto scarse.   

Pare fosse nato attorno al 1600 da Francesco [5], organaro di cui il nostro fu allievo e collaboratore.

"Le fonti - dice la Martinelli - registrano una produttività documentata tra 1624 e 1649 ". Al 1624 risale infatti la costruzione dell'organo della matrice di Galàtone (Lecce), a lui attribuito e, purtroppo, perduto. L'Olgiati soggiornò in quella cittadina dal 1623 al 1628, come testimoniano i registri dei battezzati che lo vedono spesso come padrino. Ciò dimostra la considerazione, la stima ed il successo personale che si era guadagnato. Insomma, l'Olgiati si era perfettamente integrato nella vita sociale e lavorativa del Salento di allora.

La permanenza in loco e la collaborazione col Mauro, smentiscono non solo il fatto che l'organo fosse stato fabbricato a Como, ma anche la suggestiva leggenda locale secondo cui l'organo, fabbricato a Como, fosse destinato ad un altro luogo. (vedi finestra sulle  Leggende).

Dal 1628  (anno di costruzione dell'organo di Salve) al 1642, non si hanno altre notizie. Nel 1642 l'Olgiati è già tornato a Como, dove è impegnato coi lavori di ampliamento all'organo del Duomo; ed ancora nel 1647 per una nuova revisione dello stesso, in collaborazione con un organaro fiammingo, il gesuita Willem Hermans, col quale collaborò nuovamente negli anni 1649-50 nella costruzione del "nuovo grande organo (oggi perduto) della Cattedrale di Como" [6]. Nel 1654 l'Olgiati era già morto.

La Chiesa Parrocchiale S. Nicola Magno di Salve

(Foto: Serafino)

L'organo, costruito dai due maestri su commissione del presbitero Francesco Maria Alamanni, "dopo oltre tre secoli e mezzo di vita, conserva quasi del tutto intatte la propria originale fisionomia e le antiche sonorità, per non aver conosciuto nel tempo modifiche sostanziali, salvo un presumibile importante intervento di ripristino (stando alla spesa sostenuta, col patrocinio finanziario delle confraternite, per una somma di 140 ducati...), registrato (....) intorno ai primi decenni del XVIII secolo" [7].

 

Attorno al 1918 furono sostituite tastiera e pedaliera, sul finire degli anni  '50 fu posto in disuso, e finalmente restaurato nel 1978 dalla ditta "La Frescobalda" di Varsi.

L'organo di Salve è, quindi, una ulteriore testimonianza sia del flusso migratorio Nord-Sud (esatto contrario di quello attuale!), sia dell'unificazione culturale ed artistica  d'Italia agli albori del Barocco. E' 'luogo' dove Nord e Sud, grazie all'arte, alla musica, all'abilità artigiana, si incontrano non per respingersi, ma per integrarsi.

Se poi, a tutto questo si aggiunge che le portelle, ora perdute, dell'organo 'Olgiati-Mauro' erano state dipinte nel 1630 da un tal Nicolaus Ricciardus di Lotaringia (l'attuale Lorena in Francia) [9], si ha un'idea ancor più ampia dei contatti culturali dell'epoca, per non parlare dell'universalità dell'arte, della sua funzione aggregatrice di dimensione europea, stavolta !


   

Scheda Tecnica dell'Organo "Olgiati-Mauro"

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Ubicazione:

L'organo è ubicato sulla cantoria laterale sinistra rispetto alla navata.

 

Descrizione:

Cassa indipendente in legno con facciata traforata inserita in lesene angolari e divisa in cinque campate da sei lesene interne terminanti con capitelli che reggono archetti. In ogni campata c'è un fascio di canne, ed organetti morti (canne superiori) nelle campate pari. Il fregio è sormontato da un timpano triangolare spezzato al cui centro troneggia un ovale raggiato con la sigla IHS. Decorazione in oro su fondo bianco.

 

Caratteristiche:

Canna maggiore di facciata: RE 1 (Principale 8')

1 Tastiera di  45  tasti ( Do 1 -Do 5) con prima "ottava corta".

Pedaliera a leggio di 8 tasti (Do 1 - Si 1).

Pressione mm 43 in colonna d'acqua.

Temperamento inequabile.

 

Registri:

Principale 8'

Ottava

Duodecima

Decimaquinta

Decimanona rit. Fa diesis 3

Vigesima Seconda rit. Do diesis 3

Vigesimasesta rit. Fa diesis 3-4

Voce umana (crescente) dal Do 3

Flauto in VIII

Contrabassi (registro senza comando proprio)

 

Accessori:

Tiratutti a pomello; unione costante Pedale-Manuale.

Usignolo, Tre mantici originali cuneiformi. Elettroventilatore.

 


Leggende sull'Organo di Salve

Sull'organo Olgiati-Mauro di Salve si sono tramandate due distinte leggende aventi per tema l'arrivo in quel paese del suddetto organo.

La prima e meno interessante riferisce che l'organo, scaricato a Taranto da una nave proveniente dalla Liguria, sarebbe stato destinato a Sava (Taranto) e non a Salve, dove invece sarebbe arrivato a causa di una errata lettura del nome o per una manovra ben riuscita ad opera di un qualche carrettiere.

La seconda è sicuramente più suggestiva:

C'era una volta un galeone, con a bordo un magnifico organo fabbricato a Como dal maestro Olgiati. Era salpato dalla Liguria ed era probabilmente diretto ad Alessandria d'Egitto. Come d'uso a quei tempi la navigazione avveniva quasi sempre sotto costa con frequenti scali per il rifornimento. La nave doveva aver quindi costeggiato l'Italia dalla Liguria, ed attraversato lo stretto di Messina, aveva costeggiato il golfo di Taranto. Ma, navigando lungo la costa ionica della penisola salentina, prima di giungere a Santa Maria di Leuca per la traversata del Canale d'Otranto fino in Grecia, la nave fu colta da una tremenda tempesta. 

La furia del mare trascinò la nave fin sopra le Secche di Ugento, tristemente famose fin dall'antichità. Il mare in burrasca rovesciò il bastimento, ed i marinai annegarono. I mezzi di allora non consentivano il salvataggio durante la tempesta, ed era necessario attendere che il mare si placasse.

I pescatori di Torre Pali, la marina di Salve, osservavano impotenti dalla costa la tragedia che si stava consumando davanti ai loro occhi. Appena fu possibile, i pescatori accorsero sul posto nella speranza di trovare qualche superstite. Sul relitto incagliato del galeone non c'era nessuno, ma nella stiva invasa dall'acqua penetrata da una grossa falla, c'erano ancora alcune casse.

Quando le aprirono trovarono le canne di un organo, e poichè la chiesa del loro paese era priva di un organo, decisero di prenderle. Caricate le casse sulle loro barche le portarono a riva, e da qui  in paese.

Poichè la notizia del prezioso carico era già giunta in paese, gli abitanti si affollarono sulle mura ad attendere il carico. Quando il carro attraversò Porta Terra e giunse nella piazza principale, l'accoglienza fu trionfale. Le autorità religiose e civili plaudirono a quell'insolito salvataggio e fu stabilito che l'organo fosse immediatamente montato nella chiesa matrice, e da allora il suo suono melodioso incanta chi lo ascolta.[10]

Volendo attribuire a tutti i costi un fondo di verità alla leggenda, pare più logico ritenere che l'Olgiati,  in viaggio per l'Oriente coi suoi attrezzi, fosse capitato nel Salento in seguito ad un naufragio e vi si fosse trattenuto per qualche anno, mettendo a frutto il suo mestiere. Ma questo servirebbe solo a dare una spiegazione, non del tutto plausibile, sulla presenza dell'Olgiati in Terra d'Otranto, o sulle motivazioni del suo viaggio.

Carlo Stasi


NOTE

[1] Un mio articolo ("Olgiati, il comasco che operò in Puglia nel 600") fu pubblicato l'1.2.1993 sulla terza pagina quotidiano comasco "La Provincia" (riprodotto in stampa anastatica sul volume "Annu Novu, Salve Vecchiu 1996" curato da Francesco Accogli ed Alessandro Laporta) seguito da un saggio più esteso ("Un Organaro comasco nella Puglia del 600") sul trimestrale "Como" (Luglio 1995, pag. 18-20), che qui, per conoscenza, riproponiamo ai lettori salentini in forma ridotta.

[2] Elsa Martinelli, Una singolare compresenza di scuole organarie nel seicentesco organo "Olgiati - Mauro", in "Annu Novu, Salve Vecchiu", n° 6, anno 1992, pp.  13-17, integrato dalla stessa studiosa in Spigolature documentarie per lo storico organo di Salve, ivi, n°8, anno 1994, pp.20-25. Sull'attività di Olgiati a Como, cfr. anche Alessandro Picchi "Storia degli Organi della Cappella Musicale del Duomo di Como", Ed.Ass. Amici dell'Organo, Como 1990.

[3] Cfr. Aldo  Simone, Salve, Storia e Leggende, IGIS, Milano 1981,pag. 101: "Nel 1628, sotto l'arcipretura di don Francesco Maria Alamanni, si acquistò l'organo fabbricato a Como da Giovan Battista Olgiati, uno dei migliori organari di quell'epoca".

[4] op.cit. "la parte in legno fu probabilmente eseguita da Tommaso Mauro"

[5] In una convenzione (conservata presso l' Archivio  Storico della Diocesi di Como, Fondo fabbrica del Duomo, cartella Organi Titolo XIII) stipulata il 3 aprile 1647 tra l'Olgiati e la Fabbriceria della Cattedrale di Como, si hanno indicazioni sia sul rapporto di filiazione che sulla residenza del Nostro: "Io.e  Baptista Olgiatus filius quondam Francisci habitans Comi dicta Parochia sancti Fidelis parte altera".

[6]  Elsa  Martinelli, op. cit., p. 20.

[7]  Ivi, p. 21.  Nel documento che attesta tale spesa  (Giuseppe Cardone, Vita del Servo di Dio D. Alessandro Cardone Arcip.te di Salve, 1798, ff. 19r -20v.) l'organo viene definito "macchina veramente magnifica".

[8]  Cfr, ivi, p. 24-25.

[9]  A. Simone, op.cit., scrive che  "nel 1630, furono pitturate di bianco e d'oro la cassa e le porte dell'organo da un certo mastro Ricciardo, Lorenese."  L'autore cita anche  quanto scritto su un anonimo manoscritto : "  'Pingebat  Nicolaus  Ricciardus Lotaringis, anno 1630.' sta scritto in dette porte". 

     Il canonico De Rossi, nella sua Relazione del 1711, parlando dell'organo attribuisce al pittore il nome di Teodoro, anzichè Nicola. Egli dice infatti che sull'organo erano dipinte "immagini fuori e dentro, di mano di Teodoro Riccardi, di Lotaringia".

[10]  Questa leggenda è stata sviluppata in forma romanzata dal sottoscritto nel racconto "Il Naufragio", inserito nel volume curato da Antonio Vantaggio "Salve, miti e leggende popolari" pagg.103-113.


    

APPROFONDIMENTI E LINK UTILI SULL'ORGANO DI SALVE

   

La pagina web dell'Associazione Culturale "Organo Olgiati 1628" 

Salve (Lecce)

http://www.salveweb.it/olgiati1628

 


  

La pagina dedicata all'Organo sul sito del Maestro Domenico Morgante

Esperto organologo, considerato uno dei massimi specialisti di musica

rinascimentale e barocca e di tastiere storiche a livello mondiale.

http://www.domenicomorgante.it/Organo_di_Salve.htm

 


  

Area Download di SalveWeb.it 

Demo del CD audio dell'Organo di Salve

http://www.salveweb.it/brani_organo.htm

  


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